Oggi se n'è andato un pezzo assai importante della nostra vita di manessenesi. Sì, perché Marisa Scala (in arte "la Marisa", nota anche nella variante più vernacolare "A Basann-a") era un'istituzione, la rappresentante ufficiale della "manessenesità" nel Mondo. Era quella che, al centro di Piazza Dam, ad Amsterdam, al tonante urlo - tra il rauco e il baritonale - di "Belin!", fece voltare di scatto un gruppo di gitanti conterranei. "Ma siete di Genova?"... e lei. "Perché? Nu se sente?".
In lei tutto ha qualcosa di "storico". Lei è stata la "storica" barista primordiale della Società di Mutuo Soccorso Unione, la prima a stappare Crodini dopo la guerra. Lei è stata la "storica" bidella delle Elementari, l'infaticabile Marisa che saliva e scendeva da un piano all'altro, talvolta gettando su noi, al tempo frugoletti, botte di "Belinaiu" se stavamo fuori dalla classe a cincischiare. E ancora oggi, che pure vesto ufficialmente panni da prof., beh, i suoi recenti "belinaiu" diretti affettuosamente alla mia persona, erano motivo di orgoglio.
Maestra sopraffina di performance a base di barzellette in genovese. Insuperabile. Con lei nasce una vera e propria scuola. E non è un caso che il buon Maurizio Lastrico (anche lui insignito dalla nostra del titolo di "belinaiu" negli anni Ottanta... ), durante i suoi spettacoli, la cita parecchio.
Vedete? Basta mettere mano alla tastiera e, al nome Marisa, fuoriesce uno tsunami di episodi ed eventi memorabili...
Mi piace ricordarla così. Gita a Pompei, fine anni Ottanta. Si gira con la guida per il parco archeologico. Arriviamo nei pressi del lupanare. L'indicazione stradale, posta sul selciato, è molto chiara. ma la guida ci tiene a spiegarla bene: "Come potete notare, questo fallo indica dove si trovi precisamente il lupanare... direi che è inequivocabile, no?". Marisa osserva e ascolta, ascolta e osserva, poi, indicando il segnale, sbotta all'indirizzo della guida: "Come ha detto che si chiama quell'affare lì"... e la guida: "E' un fallo". Marisa ci guarda, strizza l'occhio, sapendoci complici, e replica in genovese: "Saià... ma a mi u me pa'n belin".
Ciao Marisa. Per noi ci sei e ci sarai sempre. (Riccardo S., quello nella classe di Tufacchi)
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